Le associazioni di categoria contro la chiusura delle scuole

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Dopo il ricorso al TAR, presentato dall’avvocato Fabrizio Dioguardi per conto di una trentina di persone, contro l’ordinanza del sindaco Leoluca Orlando, arrivano anche le rimostranze da parte delle associazioni di categoria Age, Agesc, Confcooperative, FIDAE, FISM e Legacoopsociali.

“Sconcerto e disorientamento che le scriventi associazioni di categoria si sentono di manifestare nei confronti di una scelta scellerata che, a fronte dell’apertura di tutte le altre attività produttive e ricreative dei nostri territori, penalizza la scuola, privando, ancora una volta, i nostri bambini e i nostri studenti, in modo particolare anche dei disabili e delle fasce fragili, del loro diritto allo studio” si legge nella nota inviata dalle associazioni che ricordano come la Sicilia sia la Regione con il più alto tasso di abbandono scolastico, con il più alto tasso di povertà educativa e con il maggiore gap legato al digital device.

Sebastiano Maggio (Age), Mario Malcangi e Maurizio Nobile (Agesc), Luciano Ventura (Confcooperative), Vitangelo Carlo Maria Denora SJ (FIDAE), Dario Cangialosi (FISM) e Giuseppe Fiolo (Legacoopsociali) si appellano al Governo nazionale affinché intervenga per scongiurare gli effetti di questa decisione, che rischia di protrarsi a tempo indefinito.

“Non possiamo, inoltre fare a meno di osservare che tutte le altre Regioni e Comuni Italiani, seppur a rischio di passaggio in zona arancione per l’alto numero di contagi, come la Sicilia, si sono attenute alle indicazioni del Governo che non ha esitato in qualche caso ad impugnare il provvedimento di chiusura delle scuole” concludono le associazioni che ritengono oltremodo inspiegabile la chiusura dei servizi all’infanzia che, in passato anche in presenza di zona rossa, non avevano subito restrizioni.

Senza dimenticare che “i bambini da zero a cinque anni non usano e quindi non intasano ulteriormente i mezzi pubblici per andare a scuola, non possono indossare le mascherine, non possono essere vaccinati, non rientrano nella scuola dell’obbligo (purtroppo), creano rimanendo a casa seri disagi ai genitori che lavorano”.