19 febbraio 1953, 68 anni fa nasceva Massimo Troisi

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Non so cosa teneva dint’a capa; intelligente, generoso, scaltro,
per lui non vale il detto che è del Papa, morto un Troisi non se ne fa un altro.
Morto Troisi muore la segreta arte di quella dolce tarantella, ciò che Moravia disse del Poeta, io lo ridico per un Pulcinella
.”

Così inizia la bellissima poesia dedicata a Massimo Troisi dal suo amico e collega Roberto Benigni, dopo poco tempo la morte dell’attore il 4 giugno 1994.

Oggi Massimo avrebbe compiuto sessantotto anni e se fosse ancora qui ci avrebbe regalato tantissima Arte e tantissima poesia, lanciando sempre più in alto il dialetto napoletano.

Massimo Troisi

Nasce il 19 febbraio 1953 a San Giorgio a Cremano, a Napoli, ultimo di sei figli. Da piccolo viene scelto dalla Mellin come testimonial per una campagna pubblicitaria del latte in polvere.

Fin da giovanissimo è affetto da febbre reumatica e sviluppa una grave degenerazione della valvola mitrale che poi lo porterà al fatale scompenso cardiaco. Nonostante i gravi problemi di salute, da adolescente si appassiona alla poesia e al teatro, vincendo anche dei premi letterari.

Ad appena 15 anni, mentre frequenta l’istituto geometra, esordisce al teatro parrocchiale della chiesa di Sant’Anna, insieme ad alcuni suoi amici di infanzia, tra cui Lello Arena.

Inizia così, a muovere i suoi primi passi sul palcoscenico a fianco dei suoi amici più cari, organizzando spettacoli, scrivendo poesie, provando testi, improvvisando. Crea così il gruppo Rh-Negativo, al quale si aggiunge poco dopo Enzo Decaro. Il gruppo non viene quasi mai pagato, recita esclusivamente per passione.

Nel 1977 il gruppo si riduce solo a Troisi, Arena e Decaro. Si presentano al Sancarluccio di Napoli e danno vita allo spettacolo che oggi viene ricordato come La Smorfia.

Felice nel suo mondo da palcoscenico, rifiuta le diverse proposte di un cinema italiano veramente in crisi, accettando il primo copione solo nel 1981, grazie al produttore Marco Berardi che gli offre di scrivere, interpretare e dirigere un suo film: nasce così Ricomincio da tre.

Il film ha un grandissimo successo, tanto che in un cinema di Porta Pia a Roma, il film è rimasto in programma per più di seicento giorni. Troisi diventa insomma la rivelazione del cinema italiano. Vince per la pellicola due David di Donatello, tre Nasti d’Argento e due Globi d’oro.

Gli anni che seguono gli portano solo conferme e grandi film cult del nostro cinema: Morto Trosi Viva Troisi, Scusate il ritardo!, Non ci resta che piangere, Le vie del Signore sono finite e Pensavo fosse amore… invece era un calesse.

Nel 1993, dopo un nuovo intervento chirurgico, inizia la sua fase di declino. Troisi intanto lavora alla sceneggiatura, con Micheal Radford e Furio Scarpelli, de Il Postino tratto dal Postino di Neruda.

Il Postino, l’ultima meraviglia

Il film viene girato dall’autunno del 1993 a Pantelleria, per poi proseguire a Salina e a Procida. Mentre gira il film, le sue condizioni peggiorano giorno dopo giorno, tanto da costringerlo a prendere una controfigura per le scene più faticose.

Troisi considera il suo ultimo film così importante da ritenerlo parte della sua vita. Finite le riprese, poche ore dopo aver dato l’ultimo stop, Trosi muore a Roma a 41 anni, a casa della sorella per un attacco cardiaco.

Il Postino, dopo la sua morte, ha un grandissimo successo, sia in Italia che all’estero e viene candidato a cinque Premi Oscar (tra cui Miglior Attore) ma vince quello per la migliore colonna sonora.

Non si capisce”, urlavano sicuri, “questo Troisi se ne resti al Sud!”
Adesso lo capiscono i canguri, gli Indiani e i miliardari di Holliwood!
Con lui ho capito tutta la bellezza di Napoli, la gente, il suo destino,
e non m’ha mai parlato della pizza, e non m’ha mai suonato il mandolino.
O Massimino io ti tengo in serbo fra ciò che il mondo dona di più caro,
ha fatto più miracoli il tuo verbo di quello dell’amato San Gennaro
.”