La protesta dello chef Natale Giunta: “Non è più tempo di lievito! Lockdown con ristori o zona bianca”

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Lo avevamo annunciato. Natale Giunta è sceso in piazza stamattina, 17 marzo, per proptestare contro il lockdown di Pasqua “ Ho portato in piazza tantissime persone. Chiediamo due alternative. Un lockdown valido per tutti e cassa integrazione realmente pagata per tutti I dipendenti oppure una zona bianca con un protocollo di sicurezza che consenta la riapertura di tutte le attività dalla ristorazione e di tutte le attività collaterali come eventi e spettacoli”.
Con queste parole lo chef palermitano, noto volto televisivo de “ La prova del cuoco”, ha motivato la protesta pacifica che dalle 10 ha animato piazza Verdi coinvolgendo non solo I ristoratori, ma anche tutti coloro che sono stati gravemente danneggiati dal lungo periodo di regole restrittive e chiusure che dall’inizio dalla pandemia, a poco più di un anno esatto, hanno afflitto il settore HoReCa e I settori affini.
A fare da cornice alle sue parole accorate tanti striscioni con su scritto “Uccisi dallo Stato”, “Risarcimenti immediati” a dar voce alla rabbia, per tanto tempo rimasta inespressa e silente dei ristoratori scesi in piazza per protestare contro i limiti imposti anche nell’Isola, passata da gialla ad arancione dallo scorso 15 marzo.

“Abbiamo portato in piazza le nostre divise e gli strumenti da lavoro che sono il nostro pane quotidiano e che ci vogliono togliere”, ha continuato chef Giunta che si è fatto promotore della manifestazione davanti al Teatro Massimo, aperta a tutte le categorie interessate dal nuovo decreto di chiusura, incluso il settore wedding presente con fotografi e operatori di riprese.
“Non abbiamo ancora avuto alcun ristoro vero. In questo modo noi partite Iva siamo destinati adiventare I futuri poveri, quelli che sono stati dimenticati. Se lo Stato ci fa chiudere, deve pagare, non solo I ristoratori in zona rossa ma anche chi, come noi, in zona arancione, di fatto, ha smesso di lavorare da mesi. Il turismo, la ristorazione, la cultura – ha proseguito – sono in ginocchio. Non è più il tempo di lievito, di ricette in casa, è tempo di protestare in modo pacifico ma determinato.

Non si muore solo di Covid, ma anche di fame, di mancanza di lavoro, di umiliazione e di dignità calpestata. La Sicilia potrebbe benissimo stare in zona bianca, invece questo nuovo lockdown pre-pasquale è la definitiva goccia che decreta la nostra fine lavorativa. La politica continua a infierire su di noi e ci costringe a mandare a casa migliaia di dipendenti e lavoratori costringendoci a fallire. Non ci dobbiamo fermare, dobbiamo tornare nelle piazze. Non staremo più in silenzio” ha concluso risoluto lo chef siciliano.