Lo smarthphone è diventato la nostra nuova casa, lo studio: “Senza di lui siamo dei senzatetto”

0
149

Il cellulare ormai è diventato come la nostra casa. Ad affermare questa tesi è uno studio dell’University College London. Un team di 11 antropologi ha trascorso 16 mesi a documentare l’uso dello smartphone in 9 paesi del mondo, ovvero in Africa, Asia, Europa (tra cui l’Italia) e Sud America.

Lo studio ha rivelato che siamo dei “senzatetto” quando perdiamo i telefonini. “Perché è lì che esprimiamo sempre più la nostra personalità, i nostri interessi e valori. Li adattiamo alle esigenze. Abbiamo ‘barattato’ il tempo trascorso faccia a faccia con la famiglia e gli amici con le ore “a casa” sui nostri smartphone”.

Il bilancio inglese ha una dicotomia. Se l’aspetto negativo risulta essere la perdita della “socialità reale”, di lati positivi se ne intravedono alcuni. In Cile e in Italia, ad esempio, i dispositivi consentono ai migranti di “essere” insieme sia alle persone del loro paese d’origine sia di dove vivono davvero. Stessa cosa accade per gli italiani all’estero.

Inoltre l’analisi segnala che basta uno smarthphone per teletrasportare l’individuo da un’altra parte. “Il rovescio della medaglia – evidenzia l’antropologo Miller – è che in qualsiasi momento, durante un pasto, un incontro o un’altra attività condivisa, una persona può semplicemente ‘scomparire’, essendo “tornata a casa” sul proprio smartphone. Questo comportamento, e la frustrazione o persino l’offesa che può causare, è ciò che chiamiamo la morte della prossimità”.