“RAD”, le relazioni a distanza sono cresciute del 65% durante la pandemia: sarà vero amore?

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 RAD è l’acronimo di “relazione a distanza” che, dopo questi 14 mesi di emergenza sanitaria globale che ha portato al divieto di di spostamento fra regioni, è diventato, un must dei rapporti amorosi. Sembra infatti che le relazioni tra persone che vivono distanti nell’ultimo anno siano aumentate del 65% e oggi, che sembra si cominci a respirare nuovamente la tanto agognata libertà, sono sempre di più le coppie in cui i partner come prova d’amore si porti l’esito del tampone.

Anche se potrebbe sembrare uno scherzo, in realtà, i dati emergono da uno studio realizzato da Osservatorio Single (www.osservatoriosingle.it) che ha analizzato le dinamiche relazionali di oltre 1500 coppie formatesi grazie a quattro diversi siti di dating in questi ultimi mesi.

Sembra che, dallo scorso marzo 2020, a cercare e trovare una RAD sono stati tanto single etero che gay, sia uomini che donne, con una equa distribuzione tra coloro che vivono nei piccoli centri (58%) che nelle città (52%). Anche se un terzo degli intervistati (36%) lo ha fatto già durante la prima ondata pandemica, il vero boom (39%) si è verificato soprattutto durante la terza ondata, tra febbraio e marzo di quest’anno.

Inoltre, tra coloro che hanno sperimentato la RAD, un intervistato su cinque (21%) la scorsa estate è tornato single con una relazione che si è irrimediabilmente incrinata dopo il primo periodo di lockdown, che evidentemente ha messo a dura prova la tenuta di molti rapporti. Ecco che per questi neo-single, in una situazione generalizzata di mancanza di occasioni di socializzazione, il ricorso a social e siti di dating è stato per tutti l’unico modo per iniziare un nuovo rapporto.

Quanto agli strumenti utilizzati dalle coppie in RAD, sui più diffusi, da Zoom in giù (o in su) si sono incontrati in videocall 2,7 volte al giorno, con una picco dopo le 23.15.

Limitandoci agli utenti dei quattro siti di dating analizzati dallo studio, e rispetto alle relazioni che si evolvevano in una convivenza, nell’era pre-covid quelle che rimanevano in modalità RAD erano mediamente una su cinque (21%), mentre da marzo 2020 in avanti questo tipo di relazioni è cresciuto fino a diventare quasi la norma, il 79%, in pratica quattro su cinque .

Quanto alla durata, la media di una RAD nata nel periodo analizzato (da marzo 2020) è di 92 giorni, mentre la distanza media tra partner di una coppia in RAD è di circa 260 km (la distanza che intercorre, ad esempio, tra Milano e Padova o tra Firenze e Roma o tra Cosenza e Bari).Inoltre colpisce che, mentre in tempi normali, dopo aver creato un contatto attraverso un sito di dating o un social, prima di incontrarsi passavano al massimo da una a tre settimane, in epoca di pandemia il periodo si allunga tra le cinque e le otto settimane quasi come se l’incontro reale fosse diventato un’appendice e non più il fulcro della relazione.

Dal momento che, a partire da metà aprile, con l’allentamento delle misure di confinamento, molte coppie in RAD (il 64%, in pratica due su tre) hanno fortunatamente intensificato la frequenza dei loro incontri e molte coppie formatesi nei mesi di febbraio e marzo (il 22% del totale di quelle intervistate) si sono, di fatto, incontrate per la prima volta, è adesso arrivato il tempo di scoprire come l’amore riesce a convivere con la necessità, espressa dall’8% degli intervistati, di mantenere la distanza di un metro.