Sicilian Puppets Series, in scena in streaming le compagnie di Acireale e Catania

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Nuovo appuntamento con Sicilian Puppets Series, la rassegna annuale ideata dal Museo delle Marionette che vede coinvolte le dieci compagnie di Opera dei pupi della “Rete italiana di organismi per la tutela, promozione e valorizzazione dell’Opera dei pupi”.

Sono 80 gli spettacoli che, fino al 31 ottobre, verranno messi in scena in diretta streaming, gratuitamente (e in presenza non appena possibile) dai teatri stabili di Opera dei pupi e dai luoghi della cultura di cinque comuni siciliani. Questa settimana sarà la volta delle compagnie Turi Grasso di Acireale e Marionettistica Fratelli Napoli di Catania.

Link diretta streaming:

www.facebook.com/museoantonio.pasqualino/

Il programma di questo weekend

Sabato 24 aprile ore 21

Guidone di Risa – Terza serata -Gran combattimento tra Idramoro e Guidone – Compagnia Turi Grasso di Patrizia Vera Patanè, liberamente tratto dal Guido Santo di Giuseppe Leggio

Protetti da celesti incanti e infernali sortilegi, Guidone di Risa e Idramoro di Tartaria, durante il loro primo incontro avevano già dimostrato attaccamento alla rispettiva fede e agli ideali cavallereschi. Lo scontro, appena iniziato, riprende ora con più astio e vigore presagendo l’abbattimento d’uno di loro. La Maga Orca, zia di Armida, gli svela l’identità del cavaliere che l’aveva sconfitto. Armida allora decide di assediare Trebisonda, governata dall’imperatore Ricciardetto, per ottenere la sua rivincita su Guidone.

Intanto a Biserta, i regnanti Cladinoro e Carinda sono venuti a sapere che il loro primogenito è stato arrestato alla corte di Riga e muovono in armi contro la Russia, per liberare l’infante. La bella e valente Perinda, nipote di Rinaldo, sfuggita alla segregazione del truce Silvano, incontra Dudone della Mazza, figlio di Uggiero Danese e insieme si dirigono a Trebisonda in aiuto di Ricciardetto, minacciato dall’assedio degli Ottomani. Papa Gregorio IV riceve mandato per organizzare una crociata contro Rainello e così liberare Parigi dai maganzesi.

Compagnia Turi Grasso. La compagnia, che opera da quasi sessant’anni, fu fondata da Turi Grasso (Acireale, 1933) agli inizi della sua attività artistica di puparo, nel 1963. Dopo aver svolto molteplici lavori nel campo dell’artigianato, all’età di sedici anni Turi si accosta per la prima volta all’Opera dei pupi, assistendo agli spettacoli del puparo Emanuele Macrì, ad Acireale. Ben presto il giovane inizia a lavorare come manovratore con Macrì ed emerge la sua vocazione per l’Opera dei pupi. Egli partecipa a numerose tournée in Italia e all’estero al fianco del maestro da cui apprende l’arte. Dopo dieci anni di collaborazione, Turi decide di mettersi in proprio. Costruisce i materiali di scena aiutato dalla moglie Venera e nel 1963 inizia a rappresentare gli spettacoli con la sua compagnia. Gli spettacoli ripropongono le storie della Chanson de Roland e traggono ispirazione dai testi di Giusto Lodico e dalla Gerusalemme liberata di Torquato Tasso, che vengono liberamente rielaborati da Turi nella redazione dei suoi copioni. Turi recita da dietro le quinte, dando voce a tutti i personaggi, la cui manovra richiede la forza e l’abilità di almeno quattro manovratori. Nel ventennio 1970-90 la compagnia si amplia, facendo spazio alla nuova generazione dei figli di Turi, Tano e Pippo. Nel 1993 viene costituita l’Associazione Turi Grasso Opera dei pupi Acireale e così nuovo impulso viene dato all’attività e si rilancia l’attività artistica con cartelloni di produzione propria che portano la compagnia a fare diverse tournée in Italia e all’estero.

Domenica 25 aprile ore 18

Gli amori di Berta e Milone di Alessandro e Fiorenzo Napoli – Compagnia Marionettistica Fratelli Napoli
Copione elaborato sulla base dei canovacci di tradizione dell’Opira catanese

La storia d’amore fra Berta, sorella di Carlo Magno, e Milone, da cui nascerà Orlando, viene raccontata da Giusto Lodico nella Storia dei Paladini di Francia contaminando tre fonti: il l. VI de I Reali di Francia di Andrea da Barberino, l’Orlandino di Teofilo Folengo e Le prime imprese di Orlando di Lodovico Dolce.

L’azione inizia all’indomani della riconquista del trono di Francia da parte di Carlo Magno, che all’Opera dei Pupi, come insegna Andrea da Barberino, riceve questo soprannome perché concepito nel bosco Magno. Per festeggiare l’incoronazione Carlo bandisce un torneo e grandi feste. Al torneo si distingue Milone d’Anglante, il più forte paladino della nuova corte, che in giostra umilia il superbo spagnolo Grandonio di Volterna. Milone si è innamorato di Berta, ella lo ricambia e gli invia in pegno d’amore una ghirlanda di fiori da indossare sull’elmo. Sembrerebbe che nulla si opponga all’ardente amore dei due giovani, ma Carlo Magno per ragioni di stato promette in sposa Berta all’imperatore d’Oriente Costantino.
Si inseriscono a questo punto nel racconto antico della Geste Francor franco veneta tramandato dai Reali e da Dolce le gustose varianti escogitate da Teofilo Folengo: Berta e Milone potranno in segreto godere del loro amore grazie a un accorto stratagemma da festa cortigiana escogitato da Rampaldo di Risa e dalla sua amante Fresina, i quali, elusa la vigilanza di Carlo Magno, – complici e pronubi – condurranno gli innamorati nella stanza da letto di Berta.
Per la tradizione etnea dell’Opera dei pupi non poteva esserci occasione migliore dello stratagemma di Rampaldo e Fresina per far recitare una parte importante in questa vicenda a Peppininu, la maschera dell’Opira catanese. Alle vicende degli amori di Milone e Berta Lodico volle intrecciare anche quelle della contesa fra Amone di Chiaramonte, fratello di Milone, e Ginamo di Baiona, fratello di Gano di Magonza, per Beatrice, figlia del saggio Namo di Baviera. Carlo Magno, da poco pacificatosi con la casa di Magonza e d’altra parte debitore a Namo e ai Chiaramonte della sua restaurazione, non vuole inimicarsi nessuna delle due parti e perciò decide che sposerà Beatrice chi dei due vinca l’altro in una giostra d’amore. Ma i Magonzesi traditori ordiscono un piano che prevede di assalire proditoriamente Amone e di ucciderlo mentre egli combatte con Ginamo. Peppininu, sempre accorto, scopre la congiura e la rivela a Milone. Informatone Carlo, questi ordina che solo Milone, Amone e Ginamo possano impugnare la spada il giorno del torneo, affinché questo si svolga regolarmente. Ma Ginamo provoca intenzionalmente Milone, finge di essere stato esageratamente malmenato e i Magonzesi – tutti con le armi nascoste sotto pesanti mantelli neri – assaltano da ogni parte Milone, che ne fa strage. Gano ottiene il suo scopo: Carlo bandisce Milone. Ma questi, poiché Berta è già incinta, corre a prenderla e insieme fuggono da Parigi. Cade qui opportuno ricordare come questa fuga d’amore di Berta e Milone sia stata nell’epoca d’oro dell’Opera dei Pupi il modello paradigmatico di ogni fuitina dei ceti popolari siciliani in epoca preconsumistica. Altre peripezie: Carlo condanna a morte gli amanti e questi si ricoverano a Roma, per ottenere aiuto dal cardinale Leone di Chiaramonte. Ma Gano, saputo che Milone e Berta sono a Roma, carpisce la prima di infinite volte la fiducia di Carlo Magno, riesce a farsi affidare l’esclusivo incarico dell’arresto e nottetempo imprigiona e incatena gli amanti. E qui viene rappresentata una delle scene più singolari dell’Opera dei Pupi siciliana: papa Adriano ferma il corteo di Gano e Ginamo coi prigionieri e impone che gli siano consegnati perché arrestati nel Patrimonio di San Pietro, territorio su cui Carlo Magno non ha alcuna giurisdizione. Alle proteste dei Magonzesi, il papa assesta loro due solennissimi ceffoni, li rimanda a Parigi con le pive nel sacco e mette sotto il suo manto protettivo Milone e Berta. A Parigi bella scena con la gran parlata di Namo di Baviera a Carlo Magno per ottenere il perdono di Berta e Milone. Nonostante le argomentazioni umane, politiche e giurisprudenziali di Namo, nonostante le sue paterne perorazioni e le sue velate minacce, Carlo è irremovibile… Finché l’Onnipotenza Divina gli invia San Michele Arcangelo con la spada fiammeggiante e gli impone di non opporsi ai voleri del Cielo perché deve nascere Orlando. Carlo commuta in esilio la pena di morte ma, dopo il solenne matrimonio di Milone e Berta celebrato da papa Adriano nella Basilica di San Pietro a Roma, molto ancora ha da accadere…

Compagnia Marionettistica Fratelli Napoli. Nasce con Don Gaetano Napoli che fonda la compagnia nel 1921, quando inaugura a Catania, nel quartiere di Cibali, il Teatro Etna. Da allora e fino al 1973 la famiglia Napoli svolge un’intensa attività nei teatri popolari di quartiere, lavorando col mestiere storico, i pupi alti m.1,30 e pesanti fino a 30 – 35 chili. Le regole e le tecniche di messinscena nel tempo vengono trasmesse alle successive generazioni: prima a ai figli di don Gaetano – Pippo, Rosario e Natale – e poi a Fiorenzo, Giuseppe, Salvatore e Gaetano, figli di Natale e Italia Chiesa Napoli. Gli anni Sessanta e Settanta del Novecento tuttavia innescano una grave crisi e i Napoli lavorano per adattare l’Opira catanese alle esigenze di un pubblico nuovo, pur mantenendosi fedeli ai codici e alle regole di messinscena della tradizione. Facendo tesoro dei suggerimenti di Nino Amico, Natale Napoli escogitò nel 1973 l’idea dei “pupi piccoli” di cm. 80, che consentirono alla tradizione catanese di confrontarsi con pubblico ben più ampio e largamente composto da giovani e giovanissimi. In questi anni, alla morte del padre Natale, Fiorenzo diventa direttore artistico della compagnia e i suoi figli Davide, Dario e Marco apprendono anch’essi le regole del mestiere, assicurando la continuità alla tradizione catanese dell’Opera dei pupi. Oggi i Napoli, oltre a proporre spettacoli con recita a soggetto, rappresentano testi basati sulla tradizione degli antichi canovacci nei quali una moderna drammaturgia dell’Opera dei pupi riesce a tener conto delle regole tradizionali di messinscena. Tutti i membri della famiglia Napoli prendono parte agli spettacoli.

Ancora sabato 24 aprile alle ore 12 torna l’appuntamento mensile con “I Podcast del Museo delle Marionette”, un’iniziativa realizzata dal Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino in collaborazione con La Fabbrica dei Podcast e con l’attore Sandro Dieli, voce narrante.

In questa quinta puntata si racconta del “pianino a cilindro”. Negli spettacoli dell’opera dei pupi il pianino a cilindro viene normalmente suonato dal più giovane della famiglia dei pupari, da chi sta ancora imparando. I pianini hanno già da anni preso il posto dei musicisti che accompagnavano le gesta dei paladini di Francia. Come nasce la tradizione palermitana di usare un pianino a cilindro? Si potrebbe rispondere con un cherchez la femme.
Il pianino esposto al Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino di Palermo venne acquistato da Antonio Pasqualino all’inizio degli anni Sessanta e adesso è una delle numerose opere pregiate che si possono ammirare nella sua collezione.